Una missione (quasi) fantascientifica… ma reale!
Immaginate un piccolo fungo marino che si aggira tra le onde, con una fame molto particolare: la plastica. No, non è il nuovo personaggio di un film Pixar… è realtà!
Un team di ricercatori e ricercatrici composto da Ronja M. Steinbach, Syrena Whitner e Anthony S. Amend dell’Università delle Hawaii a Manoa pubblicato su Mycologia ha avviato uno studio straordinario: addestrare ceppi di funghi marini a decomporre i rifiuti plastici che infestano gli oceani. Un’idea geniale in cui la natura salva se stessa.
Come funziona questa meraviglia?
Questi funghi, scoperti in ambienti marini profondi, sono in grado di digerire la plastica trasformandola in biomassa, riducendo drasticamente l’impatto ambientale di bottiglie, sacchetti e microplastiche.
L’obiettivo?
Creare colonie di funghi “spazzini” da utilizzare nei porti, lungo le coste e persino nelle barriere coralline, dove il problema della plastica è più critico.
Creare colonie di funghi “spazzini” da utilizzare nei porti, lungo le coste e persino nelle barriere coralline, dove il problema della plastica è più critico.
Questa scoperta ci fa sognare un futuro diverso.
Un futuro dove l’ingegno umano e la forza rigenerativa della natura collaborano. Dove le onde tornano a danzare libere, senza sacchetti e frammenti tossici.
Un futuro dove l’ingegno umano e la forza rigenerativa della natura collaborano. Dove le onde tornano a danzare libere, senza sacchetti e frammenti tossici.
E non è solo una questione scientifica: è una storia che fa bene al cuore, che ci ricorda che ogni piccolo gesto, anche di un fungo, può fare una grandissima differenza.
Cosa possiamo fare noi?
Mentre i funghi lavorano sott’acqua, noi possiamo fare la nostra parte sulla terraferma:
• Ridurre l’uso di plastica monouso
• Sostenere la ricerca ecologica e le start-up green
• Condividere storie come questa, per ispirare il cambiamento
I nuovi supereroi degli abissi, in un mondo pieno di notizie allarmanti, come quella di questi funghi mangia-plastica è una boccata d’aria fresca. Un esempio meraviglioso di come la scienza e la natura possano lavorare insieme per riparare i danni che abbiamo causato.