Non ce ne accorgiamo quasi mai. L’IA è già qui, dentro la vita che facciamo senza accorgercene. Non è una cosa che bussa alla porta, non avverte, non chiede permesso.
È negli assistenti vocali che ci ricordano di spegnere le luci, nelle app che ci suggeriscono il film da guardare o il percorso più veloce per arrivare in ufficio.
E ci conosce. Sa quello che vogliamo prima ancora che lo sappiamo noi.
Ci sono giorni in cui ti sembra di avere tutto sotto controllo: la mail in ordine, il caffè già pronto, il traffico filtrato da Google Maps. E poi, guardando bene, ti accorgi che stai seguendo suggerimenti che non hai davvero scelto, che la tua giornata è un po’ predeterminata da algoritmi che non dormono mai. Va bene, la tecnologia aiuta, ma non deve sostituire l’uomo, non deve rubare il tempo e il pensiero. È un consiglio che sembra semplice, ma non lo è. Perché noi, di solito, non ci fermiamo a guardare quanto siamo guidati dalle macchine.
Il lavoro è un altro terreno dove l’IA ha messo piede senza chiedere permesso. Automatizza compiti, analizza dati, calcola possibilità, decide. E noi? Noi dobbiamo correre più veloce. Alcuni applaudono: finalmente possiamo liberarci dai compiti ripetitivi, possiamo concentrarci su ciò che conta davvero.
Altri tremano: la macchina prende il posto dell’uomo. Noi di Alare di Luana Cotena sosteniamo che la soluzione non è fermarsi, ma imparare sempre, giorno dopo giorno. Formazione continua, competenze digitali, creatività. È l’unico modo per restare umani in un mondo che ci misura in bit.
E poi c’è la privacy. Che parola fragile, quasi invisibile. I nostri dati vengono raccolti, analizzati, incrociati. E noi ci abituiamo, quasi non ce ne accorgiamo più. L’IA sa cosa compriamo, cosa guardiamo, persino cosa pensiamo. E la macchina non giudica, ma registra. Non è cattiva, non è buona: è solo fredda. Eppure noi ci fidiamo di lei, le affidiamo frammenti della nostra vita, e spesso non ci chiediamo se sia giusto. La tecnologia deve rispettare le persone. Sempre.
Gli algoritmi imparano dai dati che hanno a disposizione. E i dati, spesso, non sono innocenti. Contengono errori, pregiudizi, vecchie ingiustizie. Così la macchina ripete quello che ha visto, senza capire, senza pietà. Può succedere nel lavoro, nella selezione del personale, nel credito bancario, nelle decisioni pubbliche. E allora l’IA diventa una sfida etica, più che tecnologica. Noi di Alare di Luana Cotena crediamo che la chiave sia la consapevolezza: sapere cosa la macchina sa, cosa può fare, quali sono i suoi limiti.

Eppure l’IA non è solo minaccia. È anche promessa. Medicina personalizzata, auto a guida autonoma, gestione efficiente dell’energia, monitoraggio ambientale. Immaginiamo un mondo dove il traffico sparisce, dove le cure arrivano più veloci, dove possiamo usare le risorse con intelligenza. Sarebbe un mondo migliore, eppure rischia di diventare un mondo solo per chi può permetterselo. Noi ribadiamo l’importanza dell’inclusione: la tecnologia deve essere accessibile, sicura, trasparente. Non basta costruire macchine intelligenti: bisogna costruire una società più equa, dove tutti possano beneficiarne.
Guardando la vita di tutti i giorni, l’IA appare quasi ovunque. Nel supermercato che ti suggerisce cosa comprare, nel cellulare che ti propone il ristorante vicino a te, nel social che decide quale post mostrarti prima. Piccole cose, forse, ma cumulativamente definiscono come viviamo, come scegliamo, come pensiamo.
E allora diventa inevitabile una domanda: chi guida chi? Noi guidiamo la macchina, o la macchina guida noi? Noi pensiamo che dobbiamo scegliere consapevolmente. Perché se non lo facciamo, diventiamo solo passeggeri di una corsa che non decidiamo.
Forse, alla fine, il compito più importante dell’IA non è tecnologico. È umano. È imparare a osservare noi stessi, le nostre scelte, i nostri limiti. È capire dove vogliamo arrivare, prima di affidare alla macchina la strada. L’IA ci sfida, ci misura, ci conosce più di quanto immaginiamo. Ma il vero test siamo noi: restare umani, responsabili, consapevoli. E Alare di Luana Cotena ci ricorda che la tecnologia più avanzata è quella che serve le persone, che rispetta la comunità e che ci lascia ancora il tempo di fermarci, pensare e scegliere.
Scritto da: Miriam Lombardi
