Un impulso che ha origine da decenni nel Golfo di Guinea e che possiede in sé il fascino del mistero dell’ignoto.
Il primo rilevamento risale al 1962, dal ricercatore John Oliver presso l’osservatorio geologico della Columbia University, il quale si accorse, nonostante le tecnologie di quel periodo fossero rudimentali, che i segnali sembravano provenire dall’Oceano Atlantico meridionale o equatoriale, soprattutto nei mesi estivi dell’emisfero settentrionale e durante l’inverno dell’emisfero meridionale.
Tale scoperta suscitò l’interesse della comunità scientifica, al punto tale che nel 1980 il geologo Gary Holcomb, studiando il fenomeno, scoprì che i battiti tendevano ad accentuarsi durante le tempeste.
Mentre nel 2005 un team guidato dal sismologo Mike Ritzwoller e dal ricercatore Greg Bensen dell’Università del Colorado riuscì a focalizzare l’origine delle pulsazioni, ovvero il Golfo di Guinea.
Per poi restringere, grazie al contributo nel 2011 di uno studente della Washington University, la localizzazione ancora più precisa: la Baia di Bonny.
Nonostante le ricerche effettuate abbiano condotto all’ordine della pulsazione terrestre, non è stata ancora attualmente esplicata, infatti rimane tuttora sconosciuta.
Vi esistono molteplici teorie che suggeriscono da cosa possa derivare, come attività atmosferiche legate alle tempeste marine o uragani, oppure da onde oceaniche che infrangendosi contro la costa smuoverebbero il fondale dell’oceano generando impulsi trasmessi fino alla terraferma ogni 26 secondi.
Altri studiosi, come il ricercatore Yingjie Xia dell’Istituto di Geodesia e Geofisica di Wuhan (Cina), invece sostengono che la causa del “battito” sia dipesa da un’intensa attività vulcanica nei pressi del vulcano dell’isola di São Tomé, sempre nella Baia di Bonny.
Ma un recente articolo, pubblicato su Nature Communications, ha evidenziato un nuovo tassello, ovvero che la frequenza non è fissa ma oscilla da 26 ai 30 secondi.Ma un recente articolo, pubblicato su Nature Communications, ha evidenziato un nuovo tassello, ovvero che la frequenza non è fissa ma oscilla da 26 ai 30 secondi.
Il fenomeno presenta una banda molto stretta e una durata insolitamente lunga, anche di diversi giorni. La frequenza scivola sempre verso l’alto, da valori più bassi a più alti. Un’analisi più attenta mostra che il tremore inizia esattamente alla stessa frequenza del microsisma di 26 secondi. Un’altra osservazione notevole è la linearità del glide: la frequenza cambia quasi in modo lineare da 0,038 Hz ad almeno 0,05 Hz. Oltre questo punto, il rumore oceanico primario copre il segnale del glide, rendendolo non più rilevabile. I glide sono armonici, con una frequenza fondamentale visibile e un’armonica con spaziatura regolare, mantenuta per tutta la durata dell’evento. Sono stati osservati sia singoli glide che gruppi.
(Bruland & Hadziioannou, 2023, Nature Communications)
(I cosiddetti “glide”, o “gliding frequencies”, sono variazioni lente, continue e armoniche della frequenza di un tremore sismico. Come una nota musicale che sale progressivamente, questi segnali mostrano un andamento armonico e regolare.)
Come ci esplicano Charlotte Bruland & Celine Hadziioannou, autrici dell’articolo scientifico pubblicato su Nature Communications, Gliding tremors associated with the 26 second microseism in the Gulf of Guinea, ipotizzano che vi sia un’interazione tra onde marine e un sistema idrotermale-vulcanico ancora da comprendere.
Sebbene la scoperta delle frequenze fluttuanti ci fornisca un ulteriore elemento per comprendere il microsisma di 26 secondi, molte domande rimangono ancora aperte e probabilmente lo resteranno finché non saranno disponibili nuove osservazioni in situ.
Con i modelli vulcanici e oceanici attualmente disponibili, è difficile spiegare in modo completo i segnali sismici osservati in termini di ripetibilità, intensità e bassa frequenza. Né questi modelli riescono a giustificare un rilascio stabile di energia per decenni. Un’ulteriore complicazione è rappresentata dal fatto che è necessario spiegare sia i glide che il segnale continuo a 26 secondi allo stesso tempo.
In ogni caso, la natura dei tremori nel Golfo di Guinea ci obbliga ad ampliare la nostra visione sui meccanismi e sui sistemi in grado di generare tremori fluttuanti, e sui misteriosi segnali che la Terra continua a produrre.
(Bruland & Hadziioannou, 2023, Nature Communications)

E che in ogni suo battito vi risieda la nostra assoluta responsabilità di ascoltarla, proteggerla e onorarla con gesti consapevoli, perché ogni 26 secondi esiste anche il nostro respiro.
E così,noi di Alare di Luana Cotena, con la nostra arte sartoriale e la nostra volontà di ri-generazione, promettiamo di custodire la sua vitalità, facendoci eco e mezzo del suo battito, traducendolo in azioni, visioni e abiti/messaggio che narrano cura e rispetto.
Perchéogni creazione è un atto d’amore per la Terra che ci respira e per ogni essere umano.
L’indipendente. (2021, 8 aprile). Anche la Terra ha un cuore che batte una volta ogni 26 secondi. https://www.lindipendente.online/2021/04/08/anche-la-terra-ha-un-cuore-che-batte-una-volta-ogni-26-secondi/
Bruland C. & Hadziioannou C., Gliding tremors associated with the 26 second microseism in the Gulf of Guinea, Nature Communications, 2023. https://www.nature.com/articles/s43247-023-00837-y
Credit immagine: Fonte immagine e dati: Bruland, C. & Hadziioannou, C. (2023). Gliding tremors associated with the 26 second microseism in the Gulf of Guinea. Nature Communications. https://www.nature.com/articles/s43247-023-00837-y
Scritto da: Luana Cotena
