Si scrive Adozione, si legge Salvezza.

Car3 Alareos3,
credo che si parli davvero poco di un atto d’amore importantissimo, di un cammino tra Anime che si incontrano, si scelgono, perseguendo insieme un percorso che prima era in separato al fine di rendere quell’atto che è in sé il Principio della Rinascita: l’Adozione.

“Adottare” significa desiderare, scegliere, quindi quando si compie questa scelta lo si fa perché si desidera donare amore.
Ma tutto ciò non viene sempre compreso appieno, talvolta, forse, viene pure ostacolato, rendendolo quasi un tabù e monito di discriminazione.
C’è però chi di questo atto ricevuto ne fa forza e missione di vita, per aiutare e salvare lǝ prossimǝ.
Salvare, cioè custodire, difendere è quel che fa Fatima Sarnicola, Founder e CEO di AdoptLife, ovvero il primo giornale italiano sull’adozione che si occupa non solo di informare ma anche e soprattutto di sensibilizzare. Lei, con la sua storia di vita e col suo lavoro di divulgazione, sta davvero cambiando il mondo, poiché insegna – a chi la legge e ascolta – a considerare nuove opportunità di Rinascita, ma non solo, a trovare la via per espandere il bisogno di aiutare, ma anche di donare Voce a chi è statǝ salvatǝ e Speranza a chi attende.
E io sono davvero gratǝ per averla conosciuta e per aver avuto modo di parlare con lei di chi è stata, di chi è e del meraviglioso lavoro che svolge insieme al suo Team.

Ciao Fatima, ti va di presentarti e raccontarmi perché e come è nato Adopt Life?
È nato tutto dalla mia storia: una storia di abbandono che si è poi trasformata in adozione.
Il destino mi ha donato un’altra possibilità e l’abbandono ti fa trovare in una situazione difficile, soprattutto se avviene in quell’età in cui un bambino ha bisogno di affetto e comprensione.
Quando avevo due anni, mia madre biologica non aveva effettivamente la possibilità di darmi una vita serena, né il minimo delle risorse necessarie alla mia crescita, l’ho capito crescendo.
In Lituania la qualità di vita era pessima e mia mamma faceva parte di quella gran fetta di popolazione che non aveva la possibilità di aiutarsi a sopravvivere. Infatti, come gran parte delle donne dell’Est dell’epoca, anche lei iniziò a prostituirsi per darsi e darmi sostentamento ma non era né semplice né abbastanza.
La situazione fu poi segnalata alle forze dell’ordine da parte di una mia vicina di casa, che badava a me quando mia madre andava a lavoro.
Fin lì ricordo tutto benissimo: ricordo due signori che mi presero in braccio e mi portarono via.
Da lì, il buio.
Fui portata in un orfanotrofio, in cui vissi fino ai quattro anni, momento in cui la mia madre biologica rinunciò definitivamente alla mia custodia: poi venni trasferita in un altro orfanotrofio in cui ero in camera con ragazze più grandi di me, quasi maggiorenni.
Anche lì non fu semplice: le tutrici mi maltrattavano, i ragazzi mi coinvolgevano nelle loro risse anche senza il mio volere… Ricordo ancora bene il dolore fisico che provavo in quei momenti, immagazzinando dei ricordi così forti in un’età in cui effettivamente forse non ero pronta per farlo.
Forse è successo affinché io creassi quello che sto costruendo ora, la realtà che sto portando avanti, per poter dare voce alla mia storia e alle situazioni simili alle mie.

Sì, proprio come te ritengo che la vita ti abbia condotta sino a questo momento al fine di modellare questo dolore ed essere una Voce.
Esatto. Per esempio mia sorella che è più piccola di me non ha ricordi. Lei era molto più debole di me fisicamente, infatti i miei genitori in Italia l’hanno aiutata tantissimo a livello medico. Anche io ero malnutrita.

Assurdo che una struttura che doveva tutelarvi abbia fatto tutto il contrario, senza donarvi ciò di cui necessitavate.
Sì, infatti dovevamo fare tutto da soli, seppur piccolissimi: rifare il letto, lavarci, vestirci, mangiare…
Nessuno ci accompagnava a scuola: ricordo benissimo che dovevamo attraversare il bosco all’alba, al freddo, da soli.
La scuola era l’unico luogo in cui mi sentivo felice perché era l’unico posto in cui potevo essere davvero me stessa, infatti spesso mi intrattenevo un po’ di più pur di non ritornare in orfanotrofio e quando rientravo mi toccava subire delle punizioni per non esser tornata in tempo.
Mi sembra assurdo pensare di aver affrontato tutto ciò, non mi sarei mai aspettata di poter poi, un giorno, affrontare la tematica delle adozioni e farne la mia missione.
Riconosco di essere stata fortunata perché molte famiglie non permettono di affrontare chiaramente questi argomenti, mentre i miei mi hanno sempre supportata in questo: anche quando ho ricevuto insulti o domande su mia sorella, che tendo e tendiamo sempre a tutelare anche perché lei, essendo ai tempi molto piccola, non ha ricordi.

Io invece tendo sempre a dire di aver vissuto tre vite: una in compagnia della mia madre biologica, una all’orfanotrofio e questa qui, con la mia famiglia, la mia vita attuale.


I miei genitori mi hanno sempre aiutata a esternare tutto, senza forzature. Hanno sempre compreso tutto della mia storia, si sono presi i miei traumi e mi hanno fatta rinascere.
Infatti io accetto e difendo sempre la mia storia, non posso essere più felice di così, con una famiglia che mi ama, nonostante – soprattutto prima – venissi tantissimo giudicata per la mia condizione.

Secondo te perché le persone sottolineano l’adozione, come se fosse motivo di scherno?
Perché ci vedono diversi, senza immedesimarsi in noi o nella nostra storia.
Pensano che, non essendo nati “dalla pancia” dei nostri genitori adottivi, siamo sbagliati.

 

Ma sbagliati perché? Non riesco a comprenderlo.
I tuoi genitori, nonostante non ti abbiano partorito, ti hanno donato realmente la vita: una vita in cui non devi correre nel bosco al buio ma nella luce, una vita in cui tutti i tuoi sogni possono diventare realtà.

Quando non c’è conoscenza di un nuovo modo di vivere, dell’adozione, un bambino non viene compreso perché attorno a lui non c’è educazione verso questo tema. Non se ne parla a scuola, non se ne parla in famiglia, non se ne parla in tv…
L’adozione non si conosce(va) davvero. Per questo ho deciso di farla conoscere io, con un click, attraverso il gruppo Telegram in cui i ragazzi adottati possono conoscersi e confrontarsi, un gruppo per i genitori adottivi che si informano e supportano a vicenda, il podcast Storie di adozioni per sensibilizzare ancora di più attraverso il racconto di storie di vita delle persone adottate…
Ho però pensato che tutto questo non fosse abbastanza, ecco perché ho creato AdoptLife che è il primo giornale nazionale sul tema delle adozioni, che si chiama così proprio perché l’adozione è vita – ho scelto un nome in inglese per arrivare ovunque.
Sono supportata da un team preparato e in aggiornamento costante perché ci tengo tantissimo a fare buona informazione sotto tutti i punti di vista: legale, psicologico, umano…
Raccontiamo anche notizie di adozione in Italia e in Europa che non sono sempre semplici.

Secondo te perché è difficile adottare?
Perché esistono due tipi di adozione: nazionale e internazionale.
Le coppie si ritrovano sempre in difficoltà perché non sanno che percorso scegliere.
L’adozione nazionale è sempre difficile perché quando si fa richiesta al tribunale dei minori, quest’ultimo non propone l’adozione ma l’affido che è una questione particolare e poco conosciuta, con delle leggi assurde: il bambino che viene preso in affido può rischiare di tornare dai genitori o passare a un’altra famiglia perché non è così tutelato.
L’affido viene rinnovato ogni anno e il bambino non è un giocattolo.
È molto difficile per lui.
Per quanto riguarda l’adozione internazionale si parla di un processo lungo poiché bisogna trovare l’Ente giusto: spesso si viene truffati dalle associazioni che si occupano di adozione.
Inoltre, quando si sceglie un paese per fare domanda di adozione internazionale ci sono più step, poiché si deve avere l’idoneità sia da parte dell’Italia sia da parte dell’altra nazione e questo comporta un iter che dura molti anni; ma non solo: avviene anche quella che viene denominata “valutazione della coppia” che dura dai quattro mesi in su e consiste in un percorso di preparazione da parte degli assistenti sociali e degli avvocati. La famiglia deve avere un buon reddito, essere sposata, avere un buon lavoro…
Sono delle situazioni in cui ci si ritrova davvero in difficoltà, ecco perché cerco di smuovere tutto attraverso il mio giornale e l’aiuto dei professionisti all’interno del mio team informando non solo sull’adozione ma anche su ciò che avviene prima e dopo l’adozione in sé.

Questa tua propensione verso il prossimo è meravigliosa: il tuo rendere Voce il tuo vissuto, renderlo sprono per il prossimo, dona speranza.
Per questo volevo chiederti: è possibile adottare un bambino da parte di una coppia omosessuale o da parte di una persona single?
È una questione complessa. Per quanto riguarda l’adozione da parte di persone single si parla di “adozione di casi particolari”, ovvero di bambini che presentano disabilità.
Prendiamo per esempio la storia di Luca Trapanese che ha adottato Alba: purtroppo non possiamo parlare di adozione piena ma di affido. È una realtà triste perché si rischia di perdere il proprio figlio, perché non è mai completamente suo.
Per quanto riguarda l’adozione da parte di coppie dello stesso sesso, purtroppo in Italia non è possibile attuarla. È inaccettabile, perché il diritto di ogni essere umano con desiderio di genitorialità deve essere garantito, anche perché ciò che importa è il benessere del bambino che riceverebbe solo amore.
Il percorso dell’adozione e dell’affido, se supportato dalle giuste figure, potrebbe essere possibile per tutti, ma viene reso così complesso da portare, spesso, alla rinuncia. Ecco perché voglio sensibilizzare e motivare a comprendere cos’è davvero l’adozione attraverso la mia realtà: bisogna cambiare il pensiero per rivoluzionare le nostre azioni.

Spesso non si capisce che chi decide di adottare un bambino lo fa per donare amore.
Si sta adottando una persona che ha un percorso difficile alle spalle, è un atto reciproco di fiducia e coraggio. Chi decide di adottare considera tutti questi aspetti e vedere negato tutto ciò credo sia un reato universale.
Ecco perché credo che noi giovani dovremmo smuovere le acque per apportare un cambiamento.
Migliorare noi per migliorare gli altri, migliorare il futuro.
Bisogna sperare ma soprattutto crederci. Anche quando ci ritroviamo di fronte a delle difficoltà. Ecco perché con la mia realtà voglio parlare a tutti, grandi e piccini.
Per esempio, nelle scuole, con qualsiasi strumento utile affinché un bambino quando arriva in classe non venga considerato “diverso”. Ma anche ai ragazzi più grandi: voglio educarli a comprendere le proprie emozioni, i propri sentimenti… La scuola deve essere un luogo sicuro per loro, non deve mai mancare l’empatia, il rispetto, e gli insegnanti devono essere pronti a sensibilizzare riguardo questo argomento, magari attraverso degli incontri di dibattito in cui si crea connessione e quindi cambiamento.
Ecco perché con AdoptLife non parlo solo della situazione italiana ma anche di quella estera: le leggi, le situazioni, le condizioni sono sempre diverse e parlarne è un modo per riflettere e far riflettere.

Tu non coinvolgi solo chi vuole adottare, chi ha adottato o chi è stato adottato.
Tu parli a tutti, porti tutti a riflettere su questa tematica, apri chiunque a questo mondo ancora poco conosciuto.
Per me è importante, ecco perché mi informo e mi aggiorno in continuazione su questa tematica informando e aggiornando a mia volta il prossimo.

Deve essere mostrata per la magia che è: l’adozione è bellezza, è salvezza.

Anche per quanto riguarda l’affido, vorrei venisse tutelato. I bambini non devono essere strappati dall’abbraccio di persone che hanno imparato ad amarli.

Cosa auguri alle persone che vogliono essere adottate?
Di essere forti. Di ascoltarsi. Il dolore è l’unica cosa a cui possiamo aggrapparci, ma dobbiamo renderlo positivo perché è ciò che ci fa andare avanti e ci fa sperare.
Consiglio anche di pregare: non importa chi, perché c’è sempre un’Anima che ci ascolta e ci aiuta.
Io ci credo. Infatti consiglio pure di non perdere mai la speranza, di credere davvero.
La vita, prima o poi, si alleggerisce sempre. L’estate arriva per tutti.

Grazie Fatima, è sempre bello parlare con te. Sei una bellissima Anima.

Potete seguire tutto il meraviglioso e straordinario lavoro di Fatima Sarnicola e il suo team su:

AdoptLife.Info
AdoptLife.Info – Instagram

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