Coltivando la felicità.

Per (ri)trovare la mia felicità ho scelto di ripartire da ciò che mi sembrava fosse la fine.

In un periodo di piccoli grandi successi personali, mi sentivo completamente persa. Mi ero allontanata da una persona fondamentale per me, che rappresentava il mio centro di gravità; l’unica persona che riusciva ad ancorarmi stabilmente al suolo facendomi contemporaneamente toccare il cielo con le dita.

Non sapevo più muovermi in un mondo che mi spaventava, che mi sembrava di non conoscere più.

Quando (ci) capita qualcosa siamo posti davanti a una scelta: come vogliamo affrontarla? Io ho deciso di iniziare dalla fine per cercare di costruire un nuovo inizio.

Era giunto il momento di fare qualcosa per ritrovare me stessa. Dovevo ritrovare, o forse trovarlo per la prima volta, il mio nuovo centro di gravità, ma non in qualcun altro. Dovevo diventare il mio centro di gravità.

Ho prenotato un viaggio in Cantabria; la Spagna è diventata da un po’ di tempo il mio luogo sicuro ed ero convinta che lì avrei potuto ritrovare la serenità di cui avevo bisogno. Ho deciso di sperimentare qualcosa di diverso, che non avevo mai fatto prima. Di partire da sola, in un posto nuovo in mezzo a persone del tutto estranee. Una settimana a contatto con la natura, in un campeggio (Star Surf Camp) su una spiaggia lontana dalla città, studiando surf e meditazione.

Un piano perfetto, degno di diventare la trama di un film: “una giovane donna indipendente si lancia all’avventura alla ricerca di se stessa”.

Ma la verità è che più i giorni passavano, più mi sentivo agitata e insicura.

Forse avevo preso la decisione sbagliata. Non potevo essere in grado di affrontare da sola un’esperienza del genere. E me lo continuavo a ripetere, sicura delle mie incapacità. Il giorno della partenza collidevano in me timore ed euforia. Il viaggio è stato lungo e il tempo di pensare a come sarebbe stata la settimana che stava per iniziare, anche. Ne sarebbe valsa la pena?

Una volta arrivata, sono bastate poche ore per capire che la risposta alla domanda sarebbe stata “sì”.

Ho scoperto un posto meraviglioso dove mi sembrava non esistessero limiti di nessun tipo: di età, sociali, estetici e personali. Ho conosciuto anime meravigliose, con cui ho stretto legami profondi e autentici sin dal principio. Ed è strano pensare, almeno per me, di riuscire ad essere stata completamente me stessa con persone che fino a quel momento erano perfetti sconosciuti, provenienti dalle più diverse parti del mondo. Sono riuscita a condividere con loro la vera me, più di quanto non riesca a fare normalmente.

 

E ho capito che la chiave è proprio la condivisione. La condivisione del tempo, delle esperienze e di uno stile di vita diverso da ciò a cui sono sempre stata abituata, ma che sento appartenermi. Condivisione senza timore di pregiudizi né giudizi.

Mi scopro sempre più amante della semplicità, della bellezza della natura, dei tramonti e dell’alba, del rumore del mare, di ballare, degli abbracci e dei sorrisi.

“Con la libertà, i libri, i fiori e la luna, chi non sarebbe perfettamente felice?”: è una citazione di Oscar Wilde che credo mi rappresenti appieno.

Nella semplicità ho riscoperto la profondità dello star bene. Parlo di semplicità perché non servono grandi lussi per essere felice. Quello che serve sono costanza e volontà. Ho capito che la felicità va coltivata, come se fosse un fiore; dobbiamo prenderci cura di lei, prestarle continuamente attenzione. Ognuno di noi ha bisogno delle proprie condizioni, delle proprie circostanze particolari per essere felice e dovremmo sempre impegnarci per capire quali sono, per crearle e mantenerle stabili. Noi cambiamo nel corso della vita ed è normale che cambi ciò che ci rende felici. Ed è questo il bello ma il difficile esercizio che dobbiamo continuamente praticare; per farlo serve conoscerci, capirci e comprenderci, facendo lo sforzo di pensare che non per forza ciò che piace o giova chi ci circonda abbia lo stesso effetto su noi stess3.

Per quanto sembrasse difficile e doloroso io ho deciso di vivere il presente per affrontare meglio il futuro che mi spaventava più del passato.

Penso alla vita come a un susseguirsi di momenti sorprendenti, nel bene e nel male. Da ognuno di loro si può trarre insegnamento. Affrontandoli scopriamo noi stess3, le nostre fragilità, le nostre potenzialità; scopriamo chi siamo e cosa vogliamo essere. E non sappiamo cosa ci riserverà la vita, quali sfide dovremmo affrontare o quanto cambieremo. E forse proprio in questo sta la magia.

Se la mia vita fosse un libro, non vorrei leggere l’ultima pagina.

 

 

 

 

 

 

 

Scritto da: Beatrice Tagliapietra 

 

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